Lonigo, 24 Aprile 2020
Quello che è stato ottenuto in sede europea dal Presidente del Consiglio alla fine della riunione fiume di ieri è riassumibile in una sola parola: zero.
O meglio, come annunciato con inopportuni toni trionfalistici, è stata portata a casa una vaga promessa di istituzione di un “recovery fund” europeo (al quale, va detto, i paesi del nord Europa sono tuttora contrari) del quale poco si sa, fissandone un’ipotetica discussione nell’incerto futuro.
Gli altri strumenti proposti, MES in primis, sono i soliti capestri che sin dalle loro origini si stendono come una minaccia sulla nostra economia.
Aumenteremmo il nostro debito verso l’Europa a fronte di maggiori garanzie le quali alla fine, strangoleranno il tessuto economico e sociale tra i cappi dell’usura finanziaria.
Queste trattative, al limite dell’elemosina, rendono palese come inadeguato sia l’ordinamento politico e finanziario attuale dell’Unione Europea.
Ove si deve agire come un unico corpo, un’unica nazione in prospettiva di potenza continentale, riaffiorano beghe economiche e interessi finanziari che vagano tra lo stucchevole e il vergognoso.
L’unica via per arrivare ad una rivalsa delle nostre nazioni in questa situazione è quella di una risposta europea unica, politica e nazionale, tutte cose che ben poco hanno a che fare con l’elemosina bancaria che ci siamo stufati di chiedere, di aspettare, ma soprattutto di accettare.
L’Italia dovrebbe sganciarsi dalle dinamiche nordeuropee di un’Unione a trazione franco-tedesca, per creare un’asse con i paesi più meridionali (Portogallo, Spagna e Grecia), avviando trattative con i paesi del gruppo Visegrad, in modo da creare una convergenza di interessi economici verso il mediterraneo e far valere la propria naturale e storica posizione strategica di preminenza e contemporaneamente sfruttare la Cassa Depositi e Prestiti come una banca pubblica per l’introduzione di una moneta fiscale a circolazione domestica, invece di costringere gli italiani ad indebitarsi ulteriormente!
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La tanto decantata fase due è sostanzialmente uguale ai due mesi di paralisi economica precedenti e non fornisce nessun tipo di garanzia ne soluzione ai più gravi limiti imposti da questo stato di emergenza.
Quello che è stato ottenuto in sede europea dal Presidente del Consiglio alla fine della riunione fiume di ieri è riassumibile in una sola parola: zero.
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