EUROPA: tra fratelli i confini, ma porte aperte ai clandestini!
Lonigo, 30 Maggio 2020
Una fetta significativa del problema riguardante l’arrivo di centinaia di clandestini si sta vivendo nell’ estremo nord est della penisola e più’ precisamente in Friuli a ridosso del confine italo-sloveno.
L’ormai tristemente famosa rotta balcanica si sta trasformando, complice anche la relativa indifferenza verso questa porta d’ingresso, in uno dei principali punti di approdo verso il territorio dell’ Unione Europea.
La Slovenia, trovandosi proprio su questa direttrice , dovrebbe ricoprire un ruolo fondamentale nella gestione e limitazione dei flussi migratori verso l’Europa.
Invece, in barba a qualsiasi accordo internazionale, prima ha chiuso unilateralmente i confini appellandosi all’ epidemia in corso e contemporaneamente ha permesso l’attraversamento degli stessi da parte di centinaia di clandestini.
Non si tratta di discutere su alcune decine di triestini che non possono andare a fare un giro in bici in Slovenia, no qui si tratta di discutere sull’ integrità strutturale e politica di quell’organizzazione che vorrebbero far passare come l’embrione di una nuova nazione ma che di fatto, negandone alcuni principi fondamentali come ad esempio l’integrità territoriale, altro non è che l’ennesimo organismo burocratico sovranazionale.
Le critiche verso l’Unione Europea e verso i suoi negligenti stati membro, come i nostri vicini sloveni, si dovrebbero focalizzare proprio verso la mancanza di azioni politiche (sottolineato) continentali in relazione ad uno qualunque dei problemi europei impellenti che ,in qualche modo, vengono ignorati, sminuiti o tollerati.
Occorre quindi superare le promesse di assistenzialismo dell’UE, raramente mantenute, ed iniziare a ragionare come nazione.
Stabilire politiche veramente comuni su fisco, moneta, difesa europea, gestione dei confini e del territorio, insomma tutto ciò che identifica e caratterizza un organismo veramente nazionale.
L’ impossibilità di coordinare una qualsivoglia azione congiunta per affrontare queste problematiche dimostra come la strada per poter parlare di Nazione Europa sia ancora
lunga e lastricata di difficoltà.
Trieste, il Friuli e si, anche la Slovenia, non rappresentano “la periferia dell’impero”, distante dal centro e con regole proprie , ne rappresentano il primo baluardo, il primo impatto ed anche la prima difesa.
Ed è li, proprio in quei luoghi, che si sta giocando una partita fondamentale sia sulla definizione stessa di Europa che sul futuro del nostro continente e delle comunità che lo abitano.
Scomodamente
il portavoce
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