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18 GIORNI APPENA E ANCHE IL CUORE È FORMATO,

PULSA DI VITA PROPRIA… 18 GIORNI APPENA!

Lonigo, 20 novembre 2018

L’Associazione Culturale Veneto Fronte Skinheads, in merito all’ esposizione dei due striscioni inerenti al tema aborto affissi in occasione della giornata mondiale dell’ infanzia, ritiene necessario ribadire le proprie posizioni sui temi in oggetto.

E’ chiamata comunemente Legge 194 quella che dal 1978 disciplina il nostro Paese in materia di aborto. Sono 90 i giorni concessi al bambino in grembo materno, tempo entro il quale la madre può decidere legalmente se lui vivrà anche al di fuori di lei o no. Una legge sbandierata come traguardo, come un diritto conquistato, concesso da un governo che si è reso responsabile della formazione di assassini ben pagati nelle prestigiose facoltà di medicina. Una legge che ci ha visto conformarci al “mondo civile moderno”, che ha inorgoglito le femministe e i radical chic di ogni dove dopo le manifestazioni di piazza di quegli anni ben alimentate e ingrassate dalle lobby del momento. Eppure, da allora, per una volta, gli Italiani, si differenziano dalla tendenza occidentale resistendo in materia di aborto, alle influenze e alle pressioni di un indottrinamento martellante che vede gli abortisti come persone laiche, evolute, professionisti superiori e come bigotti, arretrati, conservatori, religiosi ciechi chi l’aborto non lo considera, chi è sempre per la vita!

Lo dimostrano i numeri ben lontani dalle tristi medie raggiunte dagli altri stati che hanno fatto dell’aborto una pratica banale, come se l’estrazione di un feto vivo fosse un molare. Infatti, a differenza di altri Stati progressisti, gli aborti volontari nel nostro paese sono sempre meno. Nel 2015 sono 87.369 i bambini mai nati per volontà delle loro stesse madri di cui il 30% è di provenienza straniera.. E’ un numero terribile ma mai quanto quello dello stesso anno rilevato in Inghilterra: 185,824. Un dato che risulta ancora più scioccante se unito all’aumento dei casi di donne che si sono sottoposte a più di un aborto: quattro su dieci; la Francia è tristemente arrivata a 210.000 aborti all’anno di cui il 10% non era per la donna il primo, nel 2015 il 33% di donne ha eseguito un aborto volontario… una su tre! Si deduce che in Francia l’aborto è usato banalmente come controllo delle nascite. L’Italia da nord a sud, senza distinzioni di appartenenza sociale e di caratura culturale e professionale non confonde la tragicità di quelle morti inflitte per la pratica di aborti illegali a donne disperate, dal macellaio di turno, primo tra tutti in Italia Emma Bonino, con un effimero diritto volto solo alla strumentalizzazione del dolore con fini ben diversi dall’interesse della donna. L’essere umano ha sempre una scelta e una responsabilità che ne consegue. Oggi come nel 78 prevenire responsabilmente una gravidanza è possibile e, di fronte a tragedie quali stupro o malattia incurabile, lo stato avrebbe e dovrebbe tutt’ora disciplinarsi con una normativa specifica, che in primo luogo sia di aiuto concreto alle madri e nel secondo caso ai padri. A 18 giorni il cuore batte a 90 giorni è già un maschio o una femmina. Anche i medici italiani risultano essere una conferma alla controtendenza in materia di aborto. Gli obiettori di coscienza sono in leggero aumento e non il contrario, come ci verrebbe da pensare visto il costante grado di “emancipazione globale della mente”. Lo scorso anno il ministero della salute riporta che sono circa il 70% tra i ginecologi, da aggiungersi al 50% tra gli anestesisti. La Lorenzin rassicurava comunque la Commissione Europea, che dal 2015 minaccia sanzioni per l’Italia paventando un pericolo alla perdita del diritto alla salute a causa di questo elevato dato, “ In trent’anni c’é stato un dimezzamento del numero di ivg settimanali, a livello nazionale, a carico dei ginecologi non obiettori” Un affermazione che letta in modo chiaro dice che ci sono poche richieste di aborto anche per i pochi medici non obiettori. Ma la realtà interessa poco a chi non ha a cuore la reale volontà della gente. Difatti continua la campagna mediatica allarmista, le femministe tornano a farsi vive nelle piazze e lo scorso anno il 28 settembre un po’ (pochine in realtà…) in tutta Italia sbraitano contro l’obiezione di coscienza e per chiedere che la pillola abortiva RU486 venga distribuita anche in tutti i consultori in regime ambulatoriale, quindi al di fuori degli ospedali. Tutti i media nostrani, servi sempre del politicamente corretto assoggettati a discipline di censura contemporanea, taciono una verità fondamentale ovvero quella della pericolosità ormai nota della RU486. La stessa comunità scientifica ha confermato la morte di 29 donne a seguito di aborto con la Ru486 più 12 decessi a causa dell’assunzione della stessa per altri fini. Alle femministe nostrane bisogna ricordare l’affermazione di una loro famosa “associata” la biologa Renate Klein che con tutta la sua sbandierata laicità e onestà professionale sostiene da tempo che chi difende la salute delle donne non può in buona fede appoggiare l’aborto chimico. A queste dichiarazioni si aggiunge quella dell’autorevole New England Journal of medicine che ha affermato che la mortalità in seguito ad aborto chimico è 10 volte superiore a quello chirurgico.

Ci chiediamo perché allora si continua a manifestare un ostinata pubblica falsità complice dell’attenzione che i medici le rivolgono veicolandola pericolosamente a tutti? A pensar male a volte… e noi lo facciamo sempre ogni volta che un dubbio ci sfiora e qui sorge pure spontaneo, chi ci guadagnerebbe se gli obiettori di coscienza non potessero più obiettare e se la pillola, anche grazie al loro “cambio forzato di convinzione professionale”, venisse distribuita in ogni consultorio italiano? Be, pensando male o no, di certo la Exelgyn! L’azienda farmaceutica, di proprietà di Montferrand Clermont, produce la RU486 e la commercializza in 30 Paesi, vendendola al nostro servizio sanitario per ben 850 euro l’una. 850 EURO A PILLOLA! Eppure c’è chi in Italia promuove l’avvio di tale commercializzazione. La Exelgyn risulta essere tra i maggiori sponsor della FIAPAC ovvero l’associazione internazionale degli operatori di aborto e contraccezione la cui vicepresidente, prima ancora presidentessa, risulta essere la Dottoressa Mirella Parachini, ginecologa del San Filippo Neri di Roma, che è stata, coincidenza non a caso, promotrice il 28 settembre nella campagna pro RU486 negli ambulatori per un accesso a suo dire, “semplice e democratico”; la dottoressa forse non è a conoscenza dei decessi semplici e democratici che la stessa ha causato… C’è dell’altro, la Parachini è fondatrice, segretario e membro di direzione dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, la stessa associazione che il febbraio dell’anno scorso si è resa promotrice di bandi proposti alle Regioni per l’assunzione di medici nelle strutture ospedaliere pubbliche, dichiaratamente non obiettori. Questa, oltre ad essere una proposta fuori dalle competenze della sua Associazione, che visto i fini dovrebbe occuparsi di altro, risulta discriminante per tutti i medici obiettori. Nonostante il buon senso comune dovrebbe considerare illegittima tale richiesta nello stesso mese l’ospedale San Camillo di Roma decide di riservare un concorso per l’assunzione di due ginecologi ai soli medici non obiettori a tal proposito Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale ha dichiarato:” Un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità. L’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e non può essere un requisito la rinuncia a questo diritto per partecipare a concorsi pubblici.” Le lobby farmaceutiche sono potenti in primis per il loro immenso giro di affari e poi perché sotto il ricatto del possesso della “cura” possono alimentare a piacimento lo spauracchio della buona o cattiva sanità, usano media e politica per farci sembrare diritto ciò che per loro è in realtà mero interesse.

Nel dicembre 2013 l’abbiamo scampata per un pelo: in Parlamento Europeo la deputata socialista Edite Estrela con la sua mozione, conosciuta appunto come Mozione Estrela, chiamata in modo fuorviante “sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi” voleva far passare l’aborto come pratica per i diritti umani fondamentali. I nostri parlamentari indipendentemente dallo schieramento non ci sono cascati e si sono schierati per l’unico diritto realmente fondamentale quello della vita. La mozione non è passata ma questi sono tempi pericolosi in cui la logica è stata ribaltata dagli interessi di lobby economiche e la dottrina dei “nuovi diritti civili” è la loro arma più efficace. In ultimo, ma non di certo per importanza, riteniamo che sia giusto dare voce anche a un altro attore importante in materia di aborto che, come per la vittima, nessuno ascolta mai ma che può parlare e quando può lo fa. Nel 2008 ci arriva un dato statistico nuovo: in Italia per 9500 casi di aborto 3230 padri si sono dichiaratamente espressi in maniera contraria… la difficoltà di esprimere la loro opinione visto l’impossibilità ad accedere alla notizia di concepimento perché la madre spesso nasconde la gravidanza se ha già deciso per l’aborto e, i consultori non obbligati ad interpellare l’opinione del padre se non concessa dalla madre, non ci consente di sapere quanti No all’aborto oggi sentiremo, … sarebbero forse molti più SI alla vita che ci saremo aspettati. Il No all’aborto arriva forte ancor oggi e ancor oggi ci sono Stati che non si piegano a questa politica suicida che ci governa: il 9 agosto di quest’anno il senato del governo Argentino ha votato, con 38 voti contro 31, No alla legge presentata sull’aborto, un No che impedisce la discussione alla camera sull’argomento per almeno altri 12 mesi, contrastando così le facili strumentalizzazioni che ci sarebbero state il prossimo anno in vista delle elezioni. Non possiamo che gioire per l’Argentina, augurargli una forte resistenza e sventolare anche noi infiniti fazzoletti celesti.

Scomodamente

Il portavoce

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